Recensione a Lake Monster Mysteries (2006)

Sul sito web del Journal of Folklore Research, nella sezione intitolata “JFR Reviews” è stata ieri pubblicata una recensione di Phil Fitzsimmons (Faculty of Education, University of Wollongong, Australia) al volume

Radford, Benjamin, & Nickell, Joe (2006). Lake Monster Mysteries: Investigating the World’s Most Elusive Creatures. Lexington: The University Press of Kentucky

Fitzsimmons conclude la propria recensione come segue:

There is no attempt to compare, contrast, or explain in any depth the transtextual narratives the authors utilized or the data they unearthed. Description in the guise of analysis is a trap that continues to haunt this form of investigation. Thus, while having the best intentions and coming tantalizingly close to their purpose, the authors have simply recreated a set of “enticing and amusing” narratives that have a paratextual and archetextual similarity to The X Files.

Il testo completo della recensione è leggibile qui.

Per restare all’ambito accademico, precedenti recensioni erano state pubblicate sul sito web di Leonardo (luglio 2006, a firma di Michael Mosher, leggibile qui) e su Folklore 117(3) (December 2006, p. 349, a firma di Jacqueline Simpson). Altrove, segnalo la recensione apparsa su Skeptical Inquirer 30(5) (September/October 2006, p. 56, a firma di Michael Dennett, leggibile qui)

Due volumi di David Evans

(via Academic-Study-Magic Discussion List)

Per chi è interessato alla storia dei movimenti magici contemporanei sono usciti nei mesi scorsi due volumi che forse mi procurerò nei prossimi tempi

Evans, Dave (2007). Aleister Crowley and the 20th Century Synthesis of Magick: Strange Distant Gods That Are Not Dead Today. ?: Hidden Publishing

Evans, Dave (2007). The History of British Magic After Crowley. ?: Hidden Publishing

In particolare il secondo volume è, a quanto pare, una storia sociale della magia del XX secolo in Gran Bretagna (o, come precisa ironicamente lo stesso autore in un estratto disponibile al collegamento suindicato, “A partial history of some elements of the philosophies and magical practices of a skewed and not totally representative subset of magicians working in some magical styles in a few areas of Britain, since the death of Crowley at approximately at the end of World War Two” [pp. 15-16]) frutto del lavoro di ricerca (nel caso del primo volume per il Master of Arts, conseguito nel 2001, e, nel caso del secondo, per il dottorato in storia, recentemente conseguito presso la Bristol University) di uno storico, David Evans, che, sulla scia di Ronald Hutton (vedi i miei precedenti post qui e qui), cerca di applicare gli strumenti propri della professione al milieu magico inglese che conosce dall’interno.

P.S.: una recensione di quest’ultimo volume è disponibile, su un blog inglese, qui.

Lo strano caso della signora Hélène Smith di Roberto Giacomelli (2006)

L’indologo Giuliano Boccali segnala, con un articolo intitolato “La donna che sognò il sanscrito” a pagins 32 del numero odierno del supplemento culturale domenicale del quotidiano Il Sole-24 Ore il volume, dello scorso dicembre,

Giacomelli, Roberto (2006). Lo strano caso della signora Hélène Smith. Spiritismo, glossolalia e lingue immaginarie. Milano: Libri Scheiwiller

del linguista e suo collega al Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università degli Studi di Milano Roberto Giacomelli, che si era già occupato di questa interessante vicenda a cavallo fra il XIX e il XX secolo in un precedente volume (Giacomelli, Roberto (1999). Dossier Hélène Smith. Sanscrito, spiritismo, teosofia, new age. Milano: CUEM del quale è apparsa una seconda edizione nel 2001) che non ho avuto modo di vedere direttamente (ne avevo però letto qualche tempo fa una recensione da parte di un altro indologo, questa volta dell’Università degli Studi di Bologna (Franci, Giorgio Renato (2000). Due (o più) lingue (quasi) inventate. Studi orientali e linguistici 7, 419-423).

Scrive fra l’altro Boccali:

[…] [U]n intellettuale brillante e curioso come Giacomelli coglie appieno l’occasione per un’acuta stratigrafia di tutti gli aspetti del caso.
E’ così ricostruito l’ambiente della Ginevra tardo ottocentesca, divisa fra i trionfi positivisti e i brividi spiritualisti coaugulati intorno a Madame Blavatsky e alla Società teosofica. Nell’ambiente per certi versi precorritore del “new age” contemporaneo, Giacomelli colloca poi la vicenda e la psicologia di Hélène Smith, studiata alla luce della scienza di oggi, ma già degli acuti studi di Flournoy.

Il testo principale di Théodore Flournoy sull’argomento, apparso in lingua originale nel 1900 in lingua francese col titolo Des Indes a la planete Mars : etude sur un cas de somnambulisme avec glossolalie, fu tradotto in italiano una prima volta nel 1905 col titolo Dalle Indie al pianeta Marte. Studio sopra un caso di sonnambulismo con glossolalia (Milano: Casa Edit. L. F. Pallestrini e C.) e poi ancora, seppure e purtroppo solo parzialmente, nel 1985 col titolo Dalle Indie al pianeta Marte : il caso Helene Smith : dallo spiritismo alla nascita della psicoanalisi (Milano: Feltrinelli) a cura dello psicologo analitico junghiano Mario Trevi.

Scrive ancora Boccali:

Magistrali infine sono i capitoli che risolvono il <> […]: qui infatti l’autore ricostruisce le consuetudini linguistiche personali, le frequentazioni con l’ambiente teosofico, i frettolosi studi grammaticali (e le loro fonti), che permettono a Hélène in trance e non solo di coniare lingue astrali, ma di pronunciare parole e qualche frase in un sanscrito, se non ineccepibile, almeno plausibile.