Omeopatia: un approccio “culturomico”

(post scritto per lo Speciale Omeopatia di Query online e Oggi Scienza)

Il 14 gennaio Jean-Baptiste Michel, Erez Lieberman Aiden e diversi altri autori, legati al Cultural Observatory dell’Harvard University, all’Encyclopaedia Britannica, all’American Heritage Dictionary o al motore di ricerca Google, hanno pubblicato su Science un interessante lavoro intitolato Quantitative Analysis of Culture Using Millions of Digitized Books. Come noto, Google ha scansionato a oggi oltre quindici milioni di volumi (circa il 12% di tutti quelli pubblicati). Gli autori dell’articolo hanno selezionato, basandosi sulla qualità delle scansioni e dei dati bibliografici forniti, oltre cinque milioni di libri pubblicati fra il XVI e il XXI secolo, formando un corpus di cinquecento miliardi di parole (fra queste, 300 miliardi in inglese, 45 in francese, 37 in tedesco). Hanno poi definito insiemi composti da una a cinque parole, chiamati N-gram. Dividendo il numero di occorrenze di un determinato N-gram per il numero di parole nel corpus per quel determinato anno si ottiene così la frequenza d’uso di quella parola nell’anno oggetto d’interesse, ed è così possibile individuare i picchi d’uso di una certa parola (o gruppo di parole) in una serie temporale e studiare così i cambiamenti linguistici e culturali. Gli autori hanno definito il loro approccio “culturomica” (culturomics). Come scrivono nel loro articolo:
La culturomica è l’applicazione della raccolta e analisi di dati ad alto rendimento allo studio della cultura umana. I libri sono l’inizio, ma dobbiamo incorporare quotidiani, manoscritti, mappe, lavori artistici e una miriade di altre creazioni umane. Naturalmente, molte voci – già perse da tempo – saranno per sempre irraggiungibili.
I risultati della culturomica sono un nuovo tipo di evidenza nelle scienze umane. Come con i fossili di antiche creature, la sfida della culturomica risiede nell’interpretazione di [tale] evidenza.
Su un sito specifico, gli autori hanno reso disponibile un browser per la visualizzazione dei dati (chiamato Google Ngram Viewer) e i dati grezzi utilizzabili per nuove elaborazioni da parte di altri ricercatori.
Gli storici Mike Dash e Egil Asprem hanno già provato ad applicare il Google Ngram Viewer a lemmi relativi ai loro rispettivi campi di ricerca (a noi affini): i fenomeni fortiani e l’esoterismo. Questo speciale è l’occasione per seguire il loro esempio e dare una scorsa alle frequenze di utilizzo di “omeopatia” fra il 1815 e il 2000 in tre diversi corpus: quello tedesco, quello francese e quello inglese, come sono visualizzati attraverso il viewer:
Ricerca per Homöopathie, libri pubblicati in tedesco fra il 1815 e il 2000

Ricerca per homéopathie, Homéopathie, libri pubblicati in francese fra il 1815 e il 2000
Ricerca per homeopathy, Homeopathy, libri pubblicati in inglese fra il 1815 e il 2000

Lo strumento ha dei limiti (alcuni dei quali sono stati evidenziati, tra gli altri, da Brett Holman e, ancora, da Egil Asprem) e i curatori del progetto hanno elencato (nelle sezioni V e VI della FAQ) certi aspetti da tenere in considerazione quando si interpretano i dati. Possiamo comunque, con beneficio d’inventario, provare a fare alcune osservazioni: Christian Friedrich Samuel Hahnemann (1755-1843) era nato ed esercitò principalmente in Sassonia, non sorprende quindi che il termine si sia diffuso prima in lingua tedesca piuttosto che in quella francese (in Francia la pratica omeopatica fu introdotta nel 1830 dal medico casertano Sebastiano Guidi (1769-1863) e lo stesso Hahnemann vi si trasferì nel 1835; il picco per Homéopathie fra il 1824 e il 1830 è probabilmente un artefatto) o inglese (fu introdotta negli Stati Uniti nel 1825 e nel Regno Unito qualche anno dopo). Più interessante è il confronto delle frequenze fra le diverse lingue nel corso del tempo: ad esempio se in tedesco e in francese è presente un (possibile) aumento d’interesse nella seconda metà degli anni ’30 del ventesimo secolo, in inglese è piuttosto individuabile una flessione; tutti i tre grafici poi indicano un’esplosione della popolarità del termine nelle tre lingue nell’ultimo ventennio del Novecento, seppure in tempi e modi differenti.
Interessante è anche il seguente grafico che mette a confronto le frequenze delle parole omeopatia e agopuntura:
Ricerca per homeopathy, acupuncture, libri pubblicati in inglese fra il 1815 e il 2000
Come ricorda il sito del progetto, il Google Ngram Viewer è comunque solo uno strumento di visualizzazione e non è il caso di formulare ipotesi affrettate sulla natura dei trends che abbiamo pubblicato: speriamo, però, di ispirare qualche studioso a compiere ricerche che, integrando i dati grezzi resi disponibili da Cultoromics con le metodologie e le fonti proprie dei cultural e science studies, possano fornirci importanti informazioni sul come l’omeopatia si sia diffusa nelle differenti aree culturali e sulle ragioni del suo successo, o insuccesso, culturale in funzione del tempo.

E in italiano?

Purtroppo il numero di libri digitalizzati da Google per la nostra lingua è ancora troppo ridotto e quindi non è disponibile un corpus. L’accordo fra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Google dello scorso marzo fa sperare che questo limite sarà presto superato, almeno per il periodo non più coperto dal copyright.
Possiamo comunque già ora utilizzare le potenzialità di Google Libri per studiare, ad esempio, la formazione del lessico utilizzato dalla disciplina alternativa. Sappiamo che l’omeopatia si è diffusa in Italia dal 1821 dal Regno di Sicilia, anche se occasionali articoli che facevano riferimento alle ricerche di Hahnemann (o Anemanno, come a volte il cognome fu reso in italiano) erano già apparsi su alcuni periodici in lingua italiana degli anni precedenti. Ma quando sono apparse le parole che la definivano? I repertori lessicografici tradizionali hanno il limite di essere spesso frutto di schedature manuali e la copertura dei lessici particolari non è sempre ottimale. Le prime attestazioni registrate di una parola possono quindi essere di diversi anni, decenni, e a volte di secoli successive all’effettivo ingresso nella lingua.
Per quanto ci riguarda, l’insuperato DELI – Dizionario etimologico della lingua italiana (Cortellazzo – Zolli, 1999) riporta
  • il 1828 per omeopatia e allopatia (nel Dizionario tecnico-etimologico-filologico dell’abate Marco Aurelio Marchi, pubblicato in due tomi a Milano in quell’anno: ma quando una parola è registrata da un dizionario, di solito è già, in un qualche modo, diffusa);
  • il 1834 per omiopatista (‘seguace dell’omeopatia’, omeopatista nel 1891);
  • avanti il 1835 per l’aggettivo omiopatico (il 1859 -o forse il 1855, la voce non è chiara- per omeopatico, la forma oggi sopravvissuta; ma nel 2005 Fiorenzo Toso (Toso, 2005: 454) ha potuto retrodatarla al 1840);
  • avanti il 1862 per l’identico sostantivo (‘chi cura gli ammalati col metodo dell’omeopatia’; con lo stesso senso omeopatico, 1874-75);
  • il 1872 (in Vittorio Alfieri) per l’aggettivo allopatico.
Da parte sua, lo Zingarelli (Zingarelli, 2010), che sfrutta un proprio corpus lessicale, anticipa omeopatia al 1826, allopatico al 1840 e aggiunge omeopata (1978). Un controllo sul recentissimo vocabolario etimologico di Alberto Nocentini (Nocentini, 2010) non porta a datazioni diverse rispetto a quelle già indicate.
Ora, pur tenendo conto del fatto che, come abbiamo già ricordato, la base dati è ancora limitata e non esente da errori, attraverso una rapida ricerca con Google Libri possiamo comunque proporre qualche modifica al quadro che appare negli strumenti lessicografici che abbiamo esaminato.
Già nel 1816, la forma oggi corrente dell’aggettivo “omeopatico” apparve, al femminile, nello Stato della medicina nel decennio 1805-1814 di Curt Sprengel.
Negli anni ’20: “omopatia” [1] apparve in una corrispondenza dalla Germania datata “Dresda, 25 agosto 1820” e pubblicata sul fascicolo di ottobre 1820 della Biblioteca Italiana; nel 1822 fecero la loro comparsa due forme di scarso successo, “omoiopatia” e “omoiopatico” (aggettivo, al femminile) ed una che ancora è utilizzata, l’aggettivo “allopatico”, nella prima pubblicazione monografica dedicata al sistema di Hahnemann della penisola italiana, Il sistema medico del dottor Samuele Hahnemann pubblicato a Napoli nel 1822 dal medico danese Joergen Johan Albrecht von Schoenberg (1782-1841) riprendendo il testo della sua relazione all’Accademia delle Scienze della capitale del Regno nel novembre precedente; “omiopatia”, “omiopatista” e l’aggettivo “omiopatico” sono attestabili dal 1824, quando apparvero in una delle traduzioni dell’opera principale del medico tedesco che in quegli anni vedranno la luce nella penisola italica, l’Organo dell’arte medica, tradotta (a partire dalla seconda edizione tedesca del 1819) e pubblicata da Giuseppe Antonio Gaimari (1779-1839) con diverse note critiche (dove sono principalmente i nostri termini); “allopatico” e “allopatista” (‘sostenitore della medicina corrente’, il primo al plurale) fecero la loro comparsa, rispettivamente, nel 1826 e nel 1828 nelle parti redazionali che il medico vastese Francesco Romani (1785-1852), uno dei pionieri della disciplina in Italia, volle premettere a due dei tomi della sua traduzione di un altro testo dell’Hahnemann, la Pura dottrina delle medicine [1811]; nel 1827, nel mentre, era comparso “omiopatico” (‘chi cura con l’omeopatia’, al plurale) nella traduzione di un articolo di G. G. Gross pubblicata sul primo fascicolo della versione italiana dell’Archivio della Medicina Omiopatica curato dal lucchese Giuseppe Belluomini (1776-1854).
E poi, nel decennio successivo: il sostantivo “omeopatico” (per “seguace dell’omeopatia’”, al plurale e, forse, in senso dispregiativo, ricorse nel 1833 in due diversi numeri della Gazzetta Piemontese; “allopatista” (aggettivo) nel 1834 sulla Biblioteca Italiana, in una recensione critica ad una traduzione di un testo hanhemanniano apparsa a Venezia nel 1833; “omeopatista” “omeopatista” intorno al 1838, negli Annali di medicina omiopatica per la Sicilia; infine “omeopata” nel 1840 (quasi 140 anni prima di quanto registrato nello Zingarelli, ma potrebbe benissimo essere un caso isolato) in una Breve cicalata sull’Omiopatia del medico senese Baldassarre Bufalini, pubblicata sui romani Annali medico-chirurgici.
Si tratta di risultati preliminari e nuovi studi che collochino le origini dell’omeopatia all’interno del contesto culturale, politico, sociale e scientifico dell’Italia pre-unitaria sono necessari anche per meglio investigare le questioni relative al lessico e alla sua stabilizzazione. Ma da questa rapida carrellata. risulta piuttosto evidente che questo si sia formato piuttosto precocemente (sicuramente prima di quanto potevano indicarci gli strumenti lessicografici esistenti). A questa formazione non sembra essere stato estraneo il clima di controversia fra sostenitori della nuova pratica importata da oltralpe e i sostenitori dell’approccio medico corrente: controversie che, fin dall’inizio, l’omeopatia seppe sollevare e che, ancora oggi, solleva.
[1] Secondo alcune fonti (cfr. Tiberi & Verga, 2007: 97), per la prima volta il termine omeopatia sarebbe apparso nel 1801 sull’Osservatore medico, rivista di medicina pubblicata a Napoli, in relazione all’uso della belladonna contro la scarlattina, proposta da Hahnemann in un suo lavoro di quell’anno. Purtroppo non è stato possibile localizzare una collezione della rivista per controllare il riferimento.
Bibliografia
Cortellazzo, Manlio; & Zolli, Paolo (1999). DELI : Dizionario etimologico della lingua italiana [2a edizione]. Bologna: Zanichelli.
Michel, J-B.; Shen, Y. K.; Aiden, A. P.; Veres, A.; Gray, M. K.; Team, T. G. B.; Pickett, J. P.; Hoiberg, D.; Clancy, D.; Norvig, P.; Orwant, J.; Pinker, S.; Nowak, M. A.; & Aiden, E. L. (2011, January 14). Quantitative Analysis of Culture Using Millions of Digitized Books. Science 331(6014): 176-182, doi:10.1126/science.1199644
Negro, Antonio; & Negro, Francesco F. (2007). Bibliografia omeopatica italiana 1822-1914. Milano: Franco Angeli
Nocentini, Alberto (2010). L’ etimologico : vocabolario della lingua italiana. Milano: Le Monnier.
Tiberi, Anna; & Verga, Emanuele (2007). Appunti di storia delle origini dell’omeopatia in Italia. In Negro & Negro cit., 97-103.
Toso, Fiorenzo (2005). Retrodatazioni e attestazioni precoci da fonti ottocentesche e primo-novecentesche. Zeitschrift für romanische Philologie 121(3): 426-475, doi:10.1515/ZRPH.2005.426
Zingarelli, Nicola (2010). Lo Zingarelli: vocabolario della lingua italiana [12a edizione]. Bologna: Zanichelli.

GEIPAN su La Repubblica

Alto numero di accessi odierni a questo blog dovuti a ricerche su GEIPAN e Jacques Patenet, in seguito all’intervista del giornalista Anais Ginori, inviato del quotidiano in Francia, al direttore dell’ente francese (che, en-passant fra le diverse cose di quell’articolo che meriterebbero precisazioni, non è un poliziotto – come appare invece nel titolo – e non lavora per il Ministero della Difesa ma per il Centre National d’Etudes Spatiales, l’agenzia spaziale francese, di cui il GEIPAN è parte) apparsa su La Repubblica di oggi (qui), forse in seguito all’analogo articolo apparso il 15 u.s. sul quotidiano francese Le Figaro (qui) nel quale era intervistato Laurent Barrué della Direction Générale de la Gendarmerie Nationale (DGGN), quella sì del Ministere de la Defense d’Oltralpe, e in tale veste nel COPEIPAN (lo steering committee del gruppo del CNES).

Stante il fatto che chi qui è arrivato cercava il sito web del Groupe d’études et d’informations sur les phénomènes aérospatiaux non identifiés (cui si fa riferimento su Repubblica.it senza indicazione dell’URL) spero di fare cosa gradita indicandolo di seguito:

http://www.cnes-geipan.fr/

(mantenuto costantemente aggiornato). Precedenti post di questo blog sull’argomento si possono reperire seguendo il tag GEIPAN in coda a questo messaggio. Ulteriori informazioni, in francese, si possono trovare in una parte del sito rr0 curato dall’appassionato Jérôme Beau:

http://www.rr0.org/org/eu/fr/cnes/geipan/

(seguendo i diversi link indicati).

Ancora su Viaggio nel paese delle meraviglie (2007) di Paola Bertucci

Sul supplemento culturale domenicale del quotidiano economico Il Sole-24 Ore di oggi 4 novembre lo storico della matematica Umberto Bottazzini, professore ordinario presso il Dipartimento di Matematica “Federigo Enriques” dell’Università degli Studi di Milano, segnala il volume di Paola Bertucci Viaggio nel paese delle meraviglie di cui avevo parlato in questo intervento.

L’articolo, intitolato “Settecento elettrizzante”, si trova a pagina 44.

Viaggio nel paese delle meraviglie (2007) di Paola Bertucci

E’ uscito in questi giorni in libreria un testo della storica della scienza Paola Bertucci dedicato al viaggio in Italia del fisico sperimentale francese Jean-Antoine Nollet (1700-1770) nel 1749 collo scopo ufficiale di investigare le guarigioni prodigiose legate alla pratica dei “tubi medicati” inventata dal veneziano Gianfrancesco Pivati. Ecco i dati bibliografici e la “seconda di copertina” del volume, che rielabora precedenti lavori della studiosa che si occupa dell’argomento dai tempi delle ricerche svolte nel corso del dottorato in storia della scienza (conseguito ad Oxford nel 2001):

Bertucci, Paola (2007). Viaggio nel paese delle meraviglie. Scienza e curiosità nell’Italia del Settecento. Torino: Bollati Boringhieri.

Nel 1749 Jean-Antoine Nollet si mette in viaggio per l’Italia, ufficialmente per conto dell’Accademia delle Scienze di Parigi, di cui è membro. L’istituzione lo incarica di scrivere un rapporto sulle guarigioni prodigiose che alcuni italiani sostengono di poter effettuare ricorrendo alla scienza del secolo, l’elettricità. A sud delle Alpi il francese entra in contatto con una società in cui l’ “elettricismo” è una moda dilagante: scintille e attrazioni animano le serate nei salotti e nelle corti, appassionando le dame e accendendo le ambizioni di accademici ansiosi di guadagnare fama e prestigio. Da Torino a Napoli, i suoi incontri con i circoli intellettuali locali offrono un originale spaccato della vita scientifico-culturale italiana, in cui anche diverse donne sono protagoniste di primo piano. Ricostruendo le tappe di un viaggio che diventerà l’emblema dello scontro tra l’ “amore del meraviglioso” e l’ “amore della verità” – cioè tra superficiale credulità e rigorosa ricerca sperimentale – questo libro fa luce su un personaggio-chiave e su un momento cruciale della scienza sperimentale settecentesca. L’autrice esplora le molteplici sfaccettature del rapporto tra scienza e meraviglia nell’età dell’Illuminismo e documenta aspetti inediti del viaggio che invitano a riflettere sugli stretti legami della scienza con la politica e l’economia. La missione scientifica ufficiale copre infatti un’operazione di spionaggio industriale sulla manifattura dei filati di seta, commissionata dallo stato francese e resa possibile dalla collaborazione di insospettabili italiani.

Aggiornamento sul sito del Geipan

(via Jérôme Beau)

Lo scorso 2 maggio il Geipan ha pubblicato sul proprio portale un’altra serie di casi (in numero di 80) che sono stati oggetto di interesse da parte dell’organismo francese.

Rimandando per un commento più puntuale a quanto scrive Beau sul suo blog al link indicato, ricordo che il portale del Geipan è accessibile qui.

Sull’osservazione UFO del 23 aprile sulla Manica

Nel Disclosure Log della sezione “Freedom of Information” del sito del Dicastero della difesa britannico è stata pubblicata la documentazione in possesso di quell’ente relativa all’osservazione di un fenomeno aereo non identificato effettuata, tra gli altri, da due piloti civili il 23 aprile scorso vicino alle Channel Islands (osservazione ripresa anche dai mass media italiani). Il materiale, 9 pagine più la lettera di accompagnamento con cui, il 4 maggio scorso, è stato reso disponibile ad un richiedente, è accessibile qui.

Il responsabile FOI nota:

They stated that the sighting took place in French airspace for defence and therefore this is a matter for the French authorities to deal with. They concluded there was no threat to the UK and, accordingly, the MoD investigation will not be taken any further.

Intervista a Jacques Patenet (GEIPAN)

Il sito web Ciel Insolite – les phénomènes aériens élusifs, curato da Grégory Gutierez, ha pubblicato lo scorso 4 maggio un intervista di Jérôme Beau a Jacques Patenet, responsabile del GEIPAN, il gruppo di studio e informazione sui fenomeni aerei non identificati del CNES, l’ente spaziale d’oltralpe, dopo poco più di un mese dalla pubblicazione on-line di parte dell’archivio dell’ente.

L’intervista, che è leggibile qui, si sofferma sul futuro del processo di pubblicazione, su alcuni problemi dello stesso sollevati in questo periodo, nonché sulle attività in corso.

Il curatore del sito ha commentato l’intervista sul proprio blog qui.

[Nello stesso post suindicato, Gutierez ha anche segnalato la futura uscita di un volume critico sulle passate inchieste dell’ente ufficiale francese, a firma di tre autori legati al movimento scettico francese:

Rossoni, David, Maillot Éric, & Déguillaume, Éric (in stampa). Les OVNI du CNES, trente ans d’études officielles (1977-2007). Sophia Antipolis Cedex, France: book-e-book

Un’anteprima integrale del volume è disponibile, dallo scorso 1 maggio, sul sito dell’Observatoire Zététique, seguendo il link associato qui sopra al titolo del volume]

Sul Corriere della Sera di oggi

Sul Corriere della Sera di oggi (p. 25), Armando Torno segnala, di spalla ad un lungo articolo dedicato all’ultimo volume di Massimo Centini (I luoghi di guarigione in Italia (Varese: Macchione editore, 2007?), i recenti volumi di Marino Niola (che un typo, non l’unico nel breve pezzo, ha trasformato sul quotidiano in “Nicola”), professore ordinario di antropologia culturale presso l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli, e Francesca Sbardella, ricercatore in demo-etno-antropologia presso il Dipartimento di Discipline Storiche dell’Università di Bologna.

Il primo volume si occupa del culto dei Santi patroni anche nei suoi aspetti politico-sociali, mentre il secondo, partendo da un caso storico (la beatificazione della duchessa bretone Françoise d’Amboise (1427-1485)) e attraverso un’investigazione sul campo in vari conventi francesi e italiani, si occupa del culto delle reliquie da un punto di vista antropologico.

Per gli interessati, ecco i dati bibliografici dei due volumi (con un rinvio alle schede presenti sui siti delle due case editrici che riportano la “quarta di copertina” dei relativi volumi):

Niola, Marino (2007). I Santi patroni. Bologna: Società editrice il Mulino.

Sbardella, Francesca (2007). Antropologia delle reliquie. Un caso storico. Brescia: Morcelliana
(il volume è prefato dall’antropologo dell’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales parigina Daniel Fabre che era stato anche il prefatore del volume di Voisenat e Lagrange cui facevo riferimento in un altro post di oggi).

(En-passant, il secondo era già in “coda di lettura”, mentre mi sono procurato in serata il primo).